Nel 2016 una exit e due round da 800 mila euro nel foodtech. Delivery e e-commerce guidano il settore. Che però inizia ad essere più sfaccettato. Dalla sharing economy all’IoT: ecco il panorama delle startup food italiane
Due round di peso e una exit. Nel 2016 il foodtech italiano si conferma un mercato che mette appetito. Il 2015 è stato un anno forse irripetibile: in Italia hanno investito, in un solo anno, Rocket Internet, JustEat e TripAdvisor. Ma le tre principali operazioni chiuse in questi primi mesi dimostrano la salute di un settore in via di maturazione. Perché hanno coinvolto tre startup molto diverse (Foodscovery, WineOwine e Foodinho), che ci raccontano un pezzo di foodtech italiano. [...]Tra e-commerce e delivery: la ricetta in scatolaMescolando i due settori centrali del foodtech italiano di oggi, e-commerce e delivery, viene fuori un modello ibrido che si sta facendo strada. Compri gli ingredienti online, freschi, già pronti e dosati per cucinare una ricetta o una cena. Con tanto di istruzioni. È la formula di Fanceat e Quomi.Come affermato dal coo di Fanceat Carlo Alberto Danna a Startupitalia.eu, la sua startup mira a un pubblico di persone che ha poco tempo “ma che non vuole rinunciare a mangiare bene”. [...]Non ha nulla a che vedere con il crowdfundig ma punta ugualmente sulla condivisione Gnammo. A essere condiviso non è l’investimento ma un tavolo. Gnammo, con 170 mila utenti e 9 mila eventi creati in 1.600 città è l’ammiraglia italiana del social eating. Per il ceo della società, Gian Luca Ranno, “il 2016 è l’anno della maturità”. La società si sta allargando a nuovi formati. Non solo cene casalinghe, ma un Food Hub con appuntamenti dedicati ai turisti, ai brand ed eventi che entrano anche nei ristoranti. [...continua a leggere]