28/03/2014

Mille posti di lavoro nelle start-up italiane


L'incubatore. I risultati del Politecnico di Torino


TORINOOltre mille posti di lavoro creati da 159 start up a partire dal 2000. Posti ancora attivi - precisa Mario Vittone, direttore dell'Incubatore imprese innovative del Politecnico di Torino – e destinati ad aumentare. Perché, a fronte delle 30 start up scomparse, le altre sono in salute e continuano ad incrementare gli addetti mentre quasi 300 proposte all'anno arrivano all'incubatore che le vaglia prima di accettare e sostenere solo le migliori, qualche decina ogni anno.La vitalità dell'incubatore torinese, al 4° posto nella classifica dei migliori in Europa, è favorita sia dalla grande diversificazione dei settori in cui operano le varie imprese sia dall'estrema diversità delle tecnologie applicate. Paradossalmente in quella che era una delle capitali mondiali dell'auto sono poche le imprese che si rivolgono all'automotive. E spesso, quando il settore figura tra i potenziali clienti, è solo per una delle tante applicazioni del prodotto creato. Come nel caso della Wiicom che produce moduli elettronici embedded Wi-Fi per sostituire i cablaggi. Dieci addetti pronti a confrontarsi con il mercato dopo un investimento di oltre 200mila euro.Sono molto diverse non solo le attività, ma anche le dimensioni. La Ennova, nata nel 2010 con l'obiettivo di creare innovativi modelli per le aziende delle telecomunicazioni e delle utility che intendono semplificare e migliorare i processi gestionali, ha già superato i 12 milioni di fatturato ed occupa 320 persone (in rapido aumento), con clienti che spaziano da Telecom a Vodafone, da Enel a Edison.Mentre sono molto più piccole due imprese che operano nel settore sanitario e che sono accomunate dal sostegno all'iniziativa arrivato da due esponenti di altrettante famiglie "storiche" dell'industria piemontese. David Trabaldo Togna, della famiglia laniera biellese, ha aiutato l'avvio di Biotechware, start up che, con 6 addetti fissi e altrettani collaboratori, ha creato un elettrocardiografo portatile, da destinare a farmacie (in particolare a quelle di paesi lontani dagli ospedali), società sportive, carceri, centri per anziani. Mentre Michele Guala, industriale del settore del packaging, è socio al 50% del progetto avviato da Paul Muller con la Niso Biomed per un dispositivo diagnostico per la gastroenterologia e la prevenzione dei tumori. Per ora ci lavorano 7 persone ma i contatti per la commercializzazione sono stati avviati in Europa, Nord Africa, Giappone, Stati Uniti, Turchia e India. Progetti portati avanti grazie alla collaborazione con le banche locali. Non solo Sanpaolo ed Unicredit, ma anche Bcc come Casalgrasso e Cherasco.

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