16/10/2015

Piaccia o non piaccia, la sharing economy spacca


Piaccia o non piaccia e comunque la si voglia definire, la sharing economy “modello Uber” continua la sua avanzata nei mercati internazionali e plana, attraverso le piattaforme digitali che la abilitano, nelle nostre città. Cresce, di conseguenza, l’urgenza avvertita di un coinvolgimento responsabile e consapevole delle istituzioni e delle amministrazioni. Da Bruxelles ai Comuni italiani, passando dal Parlamento, a che punto siamo? Un tavolo a SCE 2015 raccoglie posizioni e suggerimenti dai soggetti principalmente interessati.


Ultimo arrivato negli States, per dare un’idea, il servizio Amazon Flex che chiama a raccolta autisti free- lance, dotati di smartphone, per la consegna dei pacchi. Dai 18 ai 25 euro all’ora, l’affare è fatto.E a sentire i dati dell’ultimo rapporto Coop, a cui Affari e Finanza di Repubblica ha dedicato un approfondimento proprio in questi giorni, anche in Italia la sharing economy cresce bene, con un mercato dello home sharing che vale 400 milioni di euro mentre si attesta sui 40 milioni quello del car sharing.Rimane aperta e calda la questione UBER – pop, al momento “bannata” oltre che in Italia in paesi come Francia, Germania e Spagna, tanto da giustificare la nascita di un pagina Wikipedia aggiornata con lo status legale dei servizi dell’azienda nei paesi del mondo.Tra le ferite aperte della “sharing economy” di casa nostra, la vicenda di Cocontest - piattaforma online che consente di avere un preventivo dei lavori da architetti di tutto il mondo - che ha acceso il dibattito in rete dopo che, lo scorso maggio, con un’interrogazione parlamentare al Ministero dello Sviluppo Economico è stata accusata di ledere i diritti dei professionisti ed è stata denunciata all’Antitrust dallo stesso Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Architetti. E ancora in Italia, brucia il parere dello stesso MISE secondo il quale chiunque ospiti persone a cena a casa propria, tramite la piattaforma di social eating Gnammo, dovrebbe presentare la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività). [...]
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